Queerfobia by Giorgio Ghibaudo & Gianluca Polastri

autore:Giorgio Ghibaudo & Gianluca Polastri [Ghibaudo, Giorgio & Polastri, Gianluca]
La lingua: ita
Format: epub
editore: D Editore
pubblicato: 2025-03-15T00:00:00+00:00

L’appartamento era confinante con quello di Luigi, ma sembrava di essere in un altro palazzo. Un gusto vagamente retrò si amalgamava perfettamente con opere d’arte contemporanea. Rispetto all’altro alloggio era almeno il doppio, se non il triplo.

«Io però dovrei aspettare mio fratello sul pianerottolo, perché a breve dovrebbe portarmi le chiavi», spiegò Luigi.

«Gli mandi un messaggio e gli dica che è a casa del vicino, di suonare qui».

«Non vorrei disturbarla oltre».

«Nessun disturbo! Non può stare tutto quel tempo in piedi sul pianerottolo. Mi dia retta, gli scriva e si sieda sul divano che le porto un caffè».

Francesco, così si chiamava il vicino, non gli aveva dato altre possibilità di replicare. Dopo aver appoggiato la scultura in un angolo della stanza e averla più volte orientata per ottenere l’esposizione ideale, aveva preso le borse di Luigi e lo aveva congedato per andare a sistemare i surgelati nel freezer.

Tornò dopo una decina di minuti con un caffè fumante e un vassoietto carico di cioccolatini torinesi. Quindi si accomodò nella poltrona accanto al divano e disse: «Son proprio soddisfatto del nuovo acquisto. Che ne dice? Le piace l’arte contemporanea?»

«Non me ne intendo molto, credevo si trattasse di un pezzo di arredamento etnico».

«In qualche modo può anche esserlo, per fortuna le opere nascono per essere vissute, non per stare nei musei», rispose l’uomo con un sorriso un po’ saccente. «È un lavoro di Seni Camara», aggiunse.

«Non lo conosco».

«Non LA conosce… chissà perché quando si parla di artisti si pensa sempre che debbano essere uomini. La nostra Seni Camara è una donna straordinaria. Vive in Senegal ed è uno dei talenti che stanno facendo grande l’arte contemporanea africana».

«Non la conoscevo. Io, comunque, sono Luigi».

«Lo so già, ho letto il nome sul tuo citofono. Io sono Francesco», rispose allungando una mano liscia e morbida, come quella di chi non ha mai dovuto sopportare il disagio della fatica fisica. «Cosa fai di bello nella vita? Possiamo darci del tu, vero?»

«Certo, non sei poi tanto più grande di me», rispose Luigi quasi d’istinto, per mettere a suo agio il suo interlocutore.

«Forse qualche anno in più, ma non stiamo qui a contare», replicò Francesco chiudendo con un sorriso.

«Sono un insegnante», riprese Luigi. «Tu, invece, di cosa ti occupi?»

«Sono un mediatore familiare. Seguo le famiglie durante la complessa fase della separazione. Cerco di rendere il passaggio meno traumatico per i coniugi e, soprattutto, per i figli».

«E come fai?»

«Aiutandoli a trasformare un rapporto di un certo tipo, in un altro tipo di rapporto».

«E funziona?»

«In moltissimi casi il mio intervento può fare la differenza, ma è indispensabile che tutti collaborino… anche i figli».

«Altrimenti?»

«Altrimenti i problemi di uno rischiano di diventare problemi di tutti, anche di chi con la famiglia non c’entra nulla. Io dico sempre che la mediazione non sono io a farla… sono loro. Sono loro a trovare un nuovo equilibrio. Io mi limito a limare i punti di vista».

«Molto interessante, è una professione di cui non ho mai sentito parlare».

«Sì, ne sono cosciente. Mi sono trasferito a Milano perché dalle mie parti, quando ho iniziato, neppure in Tribunale sapevano di cosa stessi parlando.

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